LE RICHIESTE DELLA FOLLA E LE RISPOSTE DI GESU’
LA FOLLA CHE CERCAVA GESU’
E’ senza dubbio, un’immagine di gioia e di successo la distribuzione di pani a migliaia di persone, non era stata l’unica azione di Gesù, in quanto aveva guarito gli infermi (Matt. 14:14), aveva insegnato “…loro molte cose…”, ma questa, più delle altre, aveva colpito e interessato molti dei presenti, ed era, perciò, l’unico motivo per cui si formò una folla per andare di nuovo a cercare Gesù. Certamente non era l’intera folla presente alla moltiplicazione ma, una parte di essa. Questa volta, non sembra ci fossero, infermi, né circostanze di particolare bisogno, come l’ora tarda; non sembravano neanche, come il giorno prima, “…pecore che non hanno pastore…” (Mar.3:34). La folla del giorno precedente, si era formata spontaneamente, tutti erano stati presenti, senza essere attirati da alcuna “moltiplicazione”; la loro presenza e il loro stato, avevano suscitato la compassione di Gesù. (Matt. 14:13; Mar.6:34). Questa volta, invece, si trattava di una folla consapevole che, si era costituita, di fatto, per raggiungere un obiettivo comune, attraverso Gesù.
I. UNA FOLLA DI CIECHI SPIRITUALI
“La folla che era rimasta sull’altra riva del mare aveva notato che non c’era là altro che una barca sola, e che Gesù non vi era entrato con i suoi discepoli, ma che i discepoli erano partiti da soli”. (Giov. 6:22)
Avevano notato i movimenti di Gesù e dei discepoli e, con occhio esperto dell’ambiente, che c’era soltanto una barca, e ancora, che i soli discepoli si erano imbarcati per raggiungere Capernaum, quindi Gesù, non poteva che essere ancora nei pressi dei luoghi dove era avvenuta la moltiplicazione. Notarono diverse cose; fecero un semplice e rapido ragionamento su ciò che videro, misero insieme i vari elementi, giunsero a una facile deduzione, e partirono. Ma le loro motivazioni erano di origine materiale; avere programmi prestabiliti non promuove la guida dello Spirito Santo “…lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità…” (Giov. 16:14); voler raggiungere, con proprie capacità e mezzi obiettivi prefissati, che, scaturiscono da intenzioni personali, l’annullano; ingannando l’intuito e le guida spirituali che ogni credente consacrato può avere “Non spegnete lo Spirito” è l’esortazione di Paolo (ITess. 5:19).
I ragionamenti, le deduzioni e conclusioni umane, per quanto logicamente ineccepibili, quando “sconfinano” nell’ambito delle realtà spirituali, senza essere sottoposti alle leggi che lo governano, si rivelano insufficienti e inadeguati. Spengono lo Spirito, perché non sono sottoposti alla Parola di Dio. Tali ragionamenti, producono spostamenti vari, la folla, prima ritornò sul luogo del miracolo, poi si imbarcò per raggiungere Gesù, ma non producono le soddisfazioni ricercate. Pur essendo prima della pentecoste, anche coloro che formavano la folla potevano essere guidati dallo Spirito Santo, molti secoli prima Davide pregava: “Insegnami a far la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio il Tuo Spirito benevolo mi guidi in terra piana”.(Sal. 143:10). Tra le diverse cose che Gesù aveva compiute, in loro era rimasto solo il buon gusto del pane; e così loro volevano continuare in questo senso. Con Gesù volevano instaurare un rapporto basato solo ed esclusivamente sulle cose materiali, questo era, ed è, l’intento delle “folle” che si avvicinavano a Lui, senza una vera e profonda adesione alla verità ma, con l’unico scopo della materialità. Il loro principale bisogno, non era il pane ma, che il loro cuore fosse nutrito dalla Parola e dalla Presenza di Dio, e, queste cose, Gesù gliele offrì.
II. L’IDENTITA’ DELLA FOLLA
Essere folla però, non è solo una questione di numero ma, di motivazioni e di intenti; di identità, di capacità e disponibilità nel distinguere e disporre i valori nella giusta priorità. Questa, era una folla anonima, costituita da elementi anonimi; nessuno emerge e nessuno si distacca da essa, tutti sono accomunati da interessi non elevati; l’identità personale è annullata, la sua unica identità e quella di “folla”, chiunque poteva entrare a farne parte senza che fossero necessari alcuna trasformazione, alcuna adesione ad alcun principio che non fosse quello della cieca convenienza, senza altre affinità né morali né spirituali. Nel momento in cui, qualcuno avesse voluto raggiungere mete più vere, avendo in vista, non il pane di Gesù ma, Gesù stesso e le Sue virtù, avrebbe avuto il privilegio di uscire dalla folla per divenire parte di un “Corpo”, il Corpo di Cristo, la Sua chiesa.
Una folla, è qualcosa di temporaneo di spiritualmente amorfo; un corpo è qualcosa di identificabile, non solo fisicamente, nella sua esistenza materiale, ma nelle sue caratteristiche morali e spirituali; ben strutturato ordinatamente ed armoniosamente, dove c’è un organizzazione ed un organismo, dove c’è vita.
E’ necessario distinguersi e uscire dalla folla; chi cerca Gesù, Lo cerca Personalmente e, anche, trovandosi in mezzo ad una folla, se ne distacca e distingue. La folla spersonalizza, è massificante, annulla l’identità e il valore di chi ne fa parte, ognuno diviene “parte anonima” di essa. Nei Vangeli, troviamo uomini e donne che non si accontentarono di essere parte della folla ma si distaccarono da essa agendo con decisione. Hanno dovuto superare gli ostacoli che, in un modo o nell’altro, quella folla poneva davanti a loro, sulla strada che arrivava a Gesù ma, non si sono arresi, hanno voluto e ottenuto, un contatto personale con Lui. Di questi esempi, fanno parte: la donna dal flusso conquistandosi un angusto e ostacolato corridoio in mezzo alla calca che circondava Gesù, (Luca 8:43-48), Zaccheo salendo sull’albero di sicomoro (Luca 19:1-10), il cieco Bartimeo gridando (Mar. 10:46-52).
Gesù, non ha mai buttato il pane “nel mucchio”; Egli opera personalmente a favore di ognuno. Alla moltiplicazione dei pani, Egli ha dato un senso ordinato ed armonioso alla folla; li fece sedere a gruppi di cinquanta e di cento, così ognuno, pur facendo parte dell’insieme, divenne una unità distinta e, personalmente considerata. Gesù è Colui cha dà valore alla nostra vita. Egli ha pagato per la nostra personale redenzione un costo incommensurabile, “sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia”. (I Pietro 1:18-19) Per questo è indispensabile accettare Gesù quale personale Salvatore.
III. UNA FOLLA OPPORTUNISTA
Ricerche e adulazioni
“Altre barche erano giunte da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. La folla, dunque, quando ebbe visto che Gesù non era là e che non vi erano i suoi discepoli, montò in quelle barche, e andò a Capernaum in cerca di Gesù Trovatolo di là dal mare, gli dissero: ’ Rabbì, quando sei giunto qui?” (Giov. 6:24-25)
Era una folla, sicuramente, motivata; infatti, non si arresero, anche se non trovarono subito Gesù. Purtroppo, spesso la natura umana si fa spronare più dalle attitudini sbagliate che da quelle giuste. Erano tutti sereni, riposati, non avevano attraversato il mare tempestoso come i discepoli, durante la notte, ma neanche avevano visto Gesù camminare sull’acqua, sedare la tempesta, non erano stati Lui sulla barca. Stare lontani dal servizio attivo, ha i suoi pro e contro, libera dalle difficoltà ma, priva, anche, dalle benedizioni.
Quando, finalmente, incontrarono Gesù, Lo riconoscono subito; i Suoi stessi discepoli, vedendoLo camminare sul mare, non Lo avevano riconosciuto immediatamente, anzi, ebbero paura; fu necessario rassicurarli udendo la Sua voce e le Sue parole (Matteo 14:26), la folla, non ha questo problema. Avevano ottime condizioni atmosferiche, però non ottime condizioni spirituali. Il cielo era sereno ma i cuori opachi. I discepoli nella tempesta, erano nell’ubbidienza, la folla, nel sereno, no. Le scelte della folla, sono fatte sulla base di ciò che loro vedono e comprendono, dalla lettura che essi fanno delle circostanze ma, queste scelte, si rivelano influenzate, limitate e ingannate, dalle circostanze stesse che loro vorrebbero controllare.
I programmi basati esclusivamente sulle risorse umane che, non tengono presente le risorse spirituali che, Dio mette a disposizione, o addirittura in contrasto con esse, sono mortificati, da imprevisti che l’uomo, per la sua naturale limitatezza, non può né prevedere né controllare, sono, infine, destinati a fallire
Le scelte dei discepoli, invece, dipendono da ciò che Gesù gli dice di fare e, se sono sottoposte, lo sono al Suo intervento miracoloso! E’ la differenza tra chi vuole vivere basandosi sulle proprie forze e capacità, raggiungendo traguardi che, comunque, non lo soddisfaranno, e chi vuole vivere seguendo, ubbidendo e confidando in Cristo, raggiungendo traguardi meravigliosi per la via terrena e per la vita eterna.
Sottomettersi a Gesù, non degrada, l’uomo ma, lo eleva. La falsa pretesa di essere indipendenti da Lui impoverisce e degrada l’uomo. Le stesse risorse umane, sottoposte a Cristo, sono elevate e, raggiungono risultati, umanamente, impossibili e insperati.
Appena Lo incontrarono con tono lusinghevole e familiare Gli chiedono:” Maestro, quando sei giunto qua?”. Anche se le parole fossero esatte, Gesù non ode soltanto le parole, ma legge i pensieri e i sentimenti dell’animo. Ma, solo di lusinghe si può trattare, perché sebbene Lo chiamino Maestro, Lo hanno cercato, fino a lì, non per amore verso di Lui, nemmeno verso le realtà spirituali ma, solo per un fine personale e materiale. Le lusinghe religiose, sono le peggiori, troppo ammantate di ipocrisia e di secondi fini per essere accettabili. Il loro tono è familiare, non in senso affettivo, ma con l’attitudine di coloro che pensano di avere acquisito un diritto su Gesù. Rispetto alla folla, anche la naufragante esperienza di Pietro è preferibile. Pure lui, come Gesù, aveva voluto camminare sulle acque ma, dopo, un breve tratto, cominciò ad affondare, gridò a Gesù che “…lo afferrò e gli disse:’uomo di poca fede, perché hai dubitato?’ E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò” (Matt. 14:28-32). Pietro fu preso e ripreso da Gesù. Però, meglio essere ripresi da Gesù, ma essere nella barca con Lui piuttosto che venire a contatto con al Verità e rimanerGli estranei..
Andiamo a Cristo con sincerità di cuore. Se noi riconosciamo e confessiamo il nostro peccato, troveremo in Lui il Salvatore. “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” (I Giov. 1:8-10). rendiamogli note le nostre necessità sottoponendole alla Sua volontà e Lui ci darà quello che abbiamo di bisogno.”….e colui che viene a Me, non lo caccerò fuori…” (Giov.6:37).
IV. LE DOMANDE PRETESTUOSE DELLA FOLLA
“Gesù rispose loro:’ In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati”. (Giov. 6:26)
Trovandosi sprovvisti al cospetto di Gesù che, subito, con queste parole, mise a nudo i loro sentimenti, iniziano a porre delle domande molto probabilmente per riaversi e schermirsi. Con esse, coloro che si fanno portavoce della folla, vogliono, difendere, agli occhi della folla, e, camuffare, agli occhi di Gesù, gli scopi meramente utilitaristici di tutti loro. Avevano veramente poca stima di Gesù questi ‘rappresentanti portavoce ’ e anche tutti gli altri, visto che nessuno si ‘dissocia’ dalla loro linea difensiva. Ma avere poca stima di Gesù, e cercare di ingannarlo, significa avere poca stima di se stessi. Se il giorno prima, avevano visto Gesù insegnare molte cose, guarire gli infermi e moltiplicare il pane e i pesci, dovevano organizzarsi meglio per riuscire a carpire qualcosa ad una Persona così. L’uomo stoltamente pensa di poter ingannare Dio; il salmista scrive:” L’empio, con viso altero, dice:’ Il Signore non farà inchieste…(Salmo 10:4) L’apostolo Paolo, come il salmista, ispirato dallo Spirito Santo: ”Non v’ ingannate; non ci si può beffare di Dio… “ (Gal. 6:7).
a. Sulle opere da compiere
“Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che Gesù il Figlio dell’uomo vi darà…Essi dunque gli dissero:” Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?” (Giov. 6:27-28)
La risposta rivelatrice e propositiva di Gesù (Giov. 6:26-27) alla loro lusinghevole introduzione, scavalca i probabili ulteriori preamboli e porta il discorso nella sua parte più viva. La loro risposta, fu una domanda: “Che dobbiamo fare…?” una domanda che serviva da paravento alle loro intenzioni; loro, non erano andati lì per fare. Vogliono evidenziare disponibilità a fare qualcosa, con la velata giustificazione che, non sapevano ancora cosa fare; ebbene, se Gesù avesse chiesto loro una dimostrazione di questa disponibilità, sicuramente, si sarebbero dati da fare, ma con quali motivazioni e quali obbiettivi? Sicuramente più per un ostentato e sterile attivismo e non come discepoli mandati dal Maestro, dopo essere stati ai Suoi piedi. Se stai servendo il Signore solo per acquistare meriti davanti a Dio e davanti agli uomini, fermati, accetta la grazia di Dio e ricomincia in novità di vita.”non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo” (Ef.6:6)
b. Sulla Parola di Dio con: Interpretazioni e Contraddizioni
“…Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e ti crediamo? Che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, com’è scritto:’ Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo’”.(Giov. 6: 30-31)
C’è contraddizione nel parlare della folla; mentre poco prima avevano chiesto cosa avrebbero dovuto fare per compiere le opere di Dio, come dei credenti disponibili a fare la Sua volontà, ora invece chiedono un segno per credere in Cristo, come degli increduli. Chiedono una garanzia per darGli credito. Sono le contraddizioni dei cuori divisi, di coloro che si accostano a Gesù ma il loro cuore appartiene a ciò che è terreno, fugace mondano. Questa loro richiesta, ci fa capire come la folla non era ‘entrata in contatto ’ spirituale con Gesù.